1. Confessioni di una sprovveduta
    ovvero come i gadget antistupro colpiscano più le donne che gli stupratori

    Ennesimo caso di stupro al telegiornale, in centro a Milano. Accanto alla mia università, in via Bocconi.
    Alle 10 del mattino, in pieno giorno, una ragazza di appena 18 anni è stata attirata nello scantinato di un condominio privato dal suo aggressore, dove è stata stuprata e violentata.
    Mille come lei, una ogni due giorni almeno. Ormai non fa nemmeno più notizia, tanto che i giornali relegano questi casi alla cronaca locale.
    E ancora, quanti “femminicidi” avvengono ogni anno, spesso ad opera dello stesso partner? Quante di loro potrebbero essere nostre amiche, nostre madri, nostre sorelle?

    E sì che siamo piene di nuovi mirabolanti gadget per farci sentire più sicure. L’ultima è uno smalto che, se mettiamo un dito nel drink, cambia colore rilevando la presenza di narcotici. Fantastico! In pratica io esco con un ragazzo, lui mi offre un Margarita e io ci puccio dentro il dito per accertarmi che lui non mi stia per drogare per poi approfittarsi di me. Sempre che il potenziale stupratore (oppure bravo ragazzo, ma è ancora da vedere, aspettiamo il responso dello smalto) desideri ancora uscire con me, dopo avermi vista pucciare il dito nel cocktail con malcelata nonchalance.

    Hanno inventato spray al peperoncino di mille forme e misure: a forma di rossetto, di portachiavi, di penna. L’anno scorso, a Natale, ne ho ricevuto uno rosa shocking dalla mia madrina di battesimo. Dopo 14 anni di arti marziali l’ho considerato un po’ un insulto, ma lasciamo correre.
    Avete mai sentito di donne che, sentendosi minacciate, hanno messo in fuga l’aggressore con uno spray al peperoncino? Io personalmente no.
    Azzardo delle ipotesi. Ammesso e non concesso che io mi sia ricordata di portare lo spray al peperoncino, e supponendo che sia riuscita a trovarlo in borsa (quando ti serve è sempre sotto il portafogli di fianco all’ombrellino pieghevole dietro l’agenda in fondo alla borsa), e sempre supponendo che sia riuscita a trovarlo in tempi utili e a togliere il tappino, se per la legge di Murphy è orientato dalla parte sbagliata mi sono praticamente offerta all’aggressore su un piatto d’argento.
    E se per caso l’aggressione avvenisse in uno spazio ristretto, che so, in macchina o in un ascensore? Lo spray è comunque una nebulizzazione, e assieme a lui nebulizzeremmo noi stesse.
    Mal comune, mezzo gaudio? Non è proprio il caso.


    Sempre meglio ricorrere al caro vecchio mazzo di chiavi usato a mo’ di tirapugni, tutta questa tecnologia moderna mi rende un po’ scettica. E tanto dovrei comunque tirarle fuori per aprire la porta.



    Ad ogni modo. Che io tenga in borsa uno spray al peperoncino o un AK 47 non fa molta differenza. Quello che fa la differenza è il fatto che io debba trovarmi nella situazione...

    Read the whole post...

    Last Post by Vaal il 10 Nov. 2014
    .
  2. "Quando due tigri combattono, una è certa di uscire storpiata, l'altra di morire."
    Resoconto di 10 anni di sforzi ripagati

    Avatar
    Tags
    amicizia
    donne
    karate
    riflessioni
    By Vaal il 21 May 2014
    2 Comments   155 Views
    .
    Ho compiuto vent’anni da una settimana, e da pochi giorni mi sono resa conto che a Settembre festeggerò un altro importante anniversario che, a modo suo, è anch’esso un cambio di decade.
    Un lunedì di settembre nel lontano 2004 mio padre mi portò per la prima volta alla palestra Laguna Blu di Varese, e quel giorno conobbi il maestro Elio Giacobini, una persona che avrebbe segnato la mia vita in modo indelebile. All’inizio mi mise in soggezione, con i suoi occhi azzurri infossati e le sopracciglia folte e i suoi modi bruschi. Di una sola cosa ero certa, che avrebbe continuato a mettermi in soggezione ancora per molti anni. A volte capita ancora oggi.
    Mi diede un kimono di tre taglie più grande e una cintura bianca che non sapevo bene come allacciare. Mi vergognavo, mi sentivo un goffo gelataio.
    Per la prima lezione rimasi in disparte, seduta sul bordo del tatami, ad osservare i ragazzi più grandi che si allenavano, con una grande confusione in testa.

    E fu così, signore e signori, che tutto ebbe inizio.

    I primi anni furono abbastanza duri. Mi sembrava di non imparare niente, tutti mi prendevano in giro perché, dopo aver praticato danza, tiravo i calci con la punta tesa, e i nomignoli si sprecavano. I kata non mi piacevano, avrei preferito di gran lunga fare quelli delle cinture marroni e nere; Empi mi affascinava particolarmente. In giapponese significa "volo di rondine”, a causa del ritmo e del movimento caratteristico delle anche. E sembravano davvero uno stormo di rondini, con le loro cinture nere tutte uguali, in perfetta sincronia. Una formazione di aerei militari in azione, pronti a fare fuoco su ordine del Maestro.
    Quanto gridava il mio Maestro. Quando un allievo non capiva un esercizio o continuava a sbagliare, si abbassava in modo da guardarlo negli occhi e gli urlava in faccia, o lo metteva a fare flessioni a terra. Eri così spaventato che non capivi più niente. Molti allievi hanno lasciato per questo motivo, ma Elio non sembrava curarsene.

    Noi ragazze siamo sempre state una minoranza, un mondo a parte. Non eravamo mai più di cinque, un anno forse eravamo sei.
    A volte venivamo trattate come fiorellini di campo, altre come povere incapaci che si ostinano a fare uno sport da uomini. Spesso si assisteva a crisi di pianto in spogliatoio, ci chiedevamo perché non potevamo avere la stessa forza che avevano loro, perché il maestro non ci lasciava fare gli esercizi che facevano loro, e perché sembrava rispettarci meno di loro. Un paio di volte ho pianto anche io.
    Dopo qualche anno, però, ho capito.
    Era una prova. Voleva vedere fino a che punto saremmo arrivate. Voleva che tirassimo fuori i coglioni.
    Mi sono resa conto che ci sono degli aspetti delle arti marziali che un uomo non riuscirà mai a capire, per quanto si possa sfo...

    Read the whole post...

    Last Post by Silvio Bonomi il 28 Nov. 2014
    .
  3. From Frida to Sig-Frida
    Ordinaria follia su quattro ruote

    Avatar
    Tags
    addii
    amici
    Donne&Motori
    Frida
    By Vaal il 30 Mar. 2014
    12 Comments   169 Views
    .
    Il binomio donne-motori non ha mai riscosso molta popolarità.
    Non intendo la modella seminuda stravaccata sul cofano scintillante di una Maserati al Salone dell’Auto di Ginevra (di fronte alla quale il cervello del maschio medio va in *information overload*, non sapendo se guardare la donna o la macchina).
    Mi riferisco alle donne vere, al volante, che guidano le macchine, non che si strusciano sulla carrozzeria.

    Sono piuttosto indecisa riguardo alla mia posizione in questo scenario. Ormai è più di un anno che ho la patente e che scarrozzo gente di qua e di là, soprattutto uomini: gli amici il sabato sera, l’ex moroso non patentato, mio fratello in giro per mezza provincia, il cane, papà che trova sempre una buona scusa per non guidare. Finora, nessuno si è mai lamentato della mia guida. Non so se definirmi l’eccezione che conferma la regola o se invece rappresento in pieno la regola, solo che nessuno si lamenta troppo.

    Forse erano troppo occupati a lamentarsi della macchina.

    Frida è una Opel Agila immatricolata 1997, color grigio-tattico che se è sporca non si vede. Senza servosterzo, senza contagiri. La frizione richiede una certa forza per essere abbassata [presente Leonida nel film 300, mentre da un calcio all’ambasciatore persiano urlando “This is Sparta”?].
    Lo stop sinistro si accende solo quando vuole lui, non ha l’autoradio ma un lettore di audiocassette, perfettamente inutilizzabile nel 2014: infatti Radio-Frida è l’omonima playlist del mio telefono, che durante la marcia viene posizionato ad hoc nel vano portaoggetti, in modo che quest’ultimo faccia da cassa di risonanza. Génial.

    È una lattina su ruote!”, “È piccola.”, “È scomoda”, “Ci stiamo stretti nel sedile dietro”, “Hai i freni che cigolano” (non cigolano, discutono), “Che musica di merda! Non puoi accendere la radio?” (senti bello, a questo punto vai a piedi).

    Se fosse stato per me avrei continuato a guidare la mia Frida con tanto amore fino alla sua naturale dipartita, ma i miei genitori avevano altri programmi. Papà non riusciva più a sopportare la vista di quella “lattina su ruote” e, soprattutto, il costo di tenere un garage occupato aveva ormai da tempo superato il valore stesso di Frida, quindi si è deciso di comune accordo che l’avremmo data via e che io avrei usato la macchina di mia mamma quando non fossi stata a Milano.

    È stata una separazione molto dolorosa. Mentre seguivo il Tiguan di papà per andare al concessionario, mi sono messa a canticchiare “Goodbye my lover” di James Blunt. Orribile, davvero orribile.

    La cosa peggiore è stata svuotarla di tutto ciò che non fossero i documenti e l’assicurazione: non ci crederete mai quante cose inutili e di dubbia provenienza c’erano in quella macchina.

    -Pacchetti di fazzoletti, innumerevoli
    -Altrettanto innu...

    Read the whole post...

    Last Post by DUDs il 15 Sep. 2014
    .
  4. We sell the dream.
    I am made of blue sky and golden light, and I will feel this way forever…share the fantasy. -Chanel N.5

    Avatar
    Tags
    Fashion Luxury
    MFW
    Milano
    sogni
    By Vaal il 27 Feb. 2014
    2 Comments   105 Views
    .
    Eccomi dunque, dopo aver peregrinato a lungo nel mare sconfinato del cazzeggio mentale, finalmente giunta allo scoglio del mio rapporto odi-et-amo con il mondo della moda. Con il settore del fashion luxury, per la precisione.
    Dopo un’adolescenza segnata dagli scontri tra “alternativi” e “borghesotti” (colorita espressione varesina che sta ad indicare ragazzi di buona famiglia che indossano abiti di marca, ndr), che mi ha visto spesso e volentieri tra le file dei primi, da qualche anno a questa parte ho aperto gli occhi sul mondo della moda, principalmente grazie all’ambiente universitario e a mia madre, che lavora nel settore.
    E, con mio stupore, ho scoperto che mi piace: mi piace la sensazione di apparire elegante e di indossare abiti di buona qualità, che mi valorizzano e mi fanno sentire bella. A prescindere dalla loro marca.

    Certo, una borsa con su scritto “Armani” fa sempre una figura migliore di una borsa di Zara o H&M. Ma per quello che mi riguarda (per la mia età, i miei gusti e gli ambienti che frequento), con una borsa di Zara mi sentirei molto più a mio agio.
    Fino a prova contraria, sono io ad indossare la borsa. Ma, se questa costasse centinaia di euro e fosse così importante da avere persino un nome (la “Selma” di Michael Kors, ad esempio), avrei la sgradevole sensazione che fosse la borsa ad indossare me, e non il contrario.

    Solo su una cosa non transigo: il profumo. Mi piace l’idea che le persone associno a me una data fragranza, un odore caratteristico (in questo riconosco la somiglianza tra me e il mio cane). E chi mi conosce sa che quel profumo è Hypnotic Poison di Dior. Centellinato e usato solo per le uscite con amici e le occasioni importanti.

    Ma come siamo giunti a parlare di questo?
    Rewind.

    A Milano si è appena conclusa la MFW, acronimo per Milan Fashion Week. Grazie a mia madre ho avuto la fortuna di ottenere il pass per partecipare ad un paio di eventi.

    Il primo è stato il Vogue Talent Show, una mostra delle creazioni di giovani talenti della moda, ospitata dall’omonima rivista a Palazzo Morando. Tra gli ospiti non mancavano i mostri sacri del settore: io e la mia amica abbiamo potuto incontrare Anna Wintour e Franca Sozzani (direttrici di Vogue America e Vogue Italia), oltre ad Alberta Ferretti ed Eva Cavalli. Ciononostante l’atmosfera generale era piacevole e non troppo formale e, oltre all’apparizione di qualche modella perennemente imbronciata (se sorridi troppo, non sei del settore), dalle guance infossate e con le caviglie più sottili del mio polso, la serata è andata avanti senza intoppi.

    Il secondo evento a cui ho partecipato è stato una mostra delle collezioni di calzature storiche di Ferragamo, che si è svolta domenica sera all’Accademia di Brera. Io adoro le scarpe eleganti in ogni loro forma, e rimanevo estasiata...

    Read the whole post...

    Last Post by Vaal il 27 Feb. 2014
    .
  5. Val conosce "l'altra donna"
    "vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già..."

    Per mia fortuna non sono mai stata tradita (o almeno, che io sappia… attendo conferma dai miei ex!).
    Non so nemmeno cosa si provi; forse fallimento, per non essere stata capace di tenerti il tuo uomo, e senso di colpa per avere abbassato la guardia. E frustrazione immagino, per essersi sentita presa in giro da una persona che si ama e nella quale si riponeva fiducia.
    Vedevo nei libri e nelle serie TV donne e uomini folli di gelosie e rancore nei confronti dell’amante del marito o della moglie che architettavano vendette urlando al cielo le loro filippiche e, a dirla tutta, simpatizzavo con loro. Pover’uomo, o povera donna, deve sentirsi uno straccio.


    E ora, per uno scherzo del destino, “l’altra donna” sono diventata io.
    Chiariamoci: non sono l’amante di un uomo sposato e con figli. Ha vent’anni come me o quasi, e lei è un’entità evanescente che, a tratti, si pone tra me e Lui (si, avete letto bene, proprio quel Lui. È ritornato e, forse, rimarrà ancora per un po' su questi schermi)..

    Dando retta al codice morale non si dovrebbe nemmeno desiderare un uomo appartenente ad un’altra donna e, sinceramente, se tutto fosse stato chiarito fin dall’inizio e se non fosse stato lui per primo ad esporsi e farsi avanti, molto probabilmente mi sarei messa il cuore in pace e mi sarei limitata a guardarlo da lontano, sospirando magari.

    Ma non è così che è andata: lei si trova un’infinità di chilometri lontana da Milano e da noi, distanza che (forse) affievolisce il suo potere. Si vedono poco, pochissimo. Ma comunque, anche se lontana, anche se quasi trasparente, lei c’è.
    Con i suoi sentimenti, con le sue speranze, con i suoi progetti e moltissime altre cose di cui, sinceramente, non mi importa. So che verrò additata come “la stronza” da un qualsiasi osservatore esterno, ma io non conosco lei, e non voglio averci nulla a che fare.


    So di essere la seconda scelta e stranamente, per adesso, mi sta bene. Perché non so nemmeno se Lui abbia i requisiti fondamentali per essere la mia prima scelta: stiamo molto bene insieme e tra di noi c’è chimica, ma siamo così diversi…

    Per dirla alla Guccini: “Tu sei molto, anche se non sei abbastanza, e non vedi la distanza che è tra i miei pensieri e i tuoi”. Abbiamo vissuti molto diversi e diverso modo di confrontarci con la realtà, e in molti ambiti idee diametralmente opposte. A volte, inoltre, ho l’impressione che lui abbia i miei pregi e i miei difetti elevati all’ennesima potenza, ragion per cui a volte mi trovo simultaneamente a confrontarmi con l’Opposto di Val e un convintissimo SuperMegaVal.
    Senza contare che vedo come sta trattando la sua Lei ufficiale, come le mente, come escogita sotterfugi.

    Per farla breve, Lui è come una tavoletta di cioccolato Wonka: confezione perfetta, ottimo cioccolato, porta tant...

    Read the whole post...

    Last Post by FinanziereOnorario2 il 28 Jan. 2014
    .
  6. Val e le dichiarazioni d'amore ad una persona meravigliosa
    per una volta, qui non si parla di me!

    Avatar
    Tags
    amicizia
    Lei
    tanticuori
    By Vaal il 5 Jan. 2014
    0 Comments   117 Views
    .
    Stasera voglio parlare di una persona fantastica, e no, per una volta non si tratta della sottoscritta.

    Una persona così speciale che, sebbene abitassimo a 50 km di distanza, occorreva andare niente di meno che a Parigi, nella Ville Lumière, per poterla incontrare. Luglio 2012, in una scuola di francese per stranieri.
    Perché te, incontrarti a Milano sui mezzi, in un locale, in un negozio, in università sarebbe stato troppo facile! Invece dovevo proprio conoscerti dandoti la cartina di un cimitero (che detta così, suona male). Ma andiamo per gradi.

    Si dice che ogni persona abbia sette sosia sparsi per il mondo. Probabilmente si intende a livello biologico, riguardo alle varie combinazioni di cromosomi e via dicendo. Ma io sono sicura che esistano anche i sosia caratteriali, e Lei ed io ne siamo un chiaro esempio! Rapporti con gli altri, aspettative future, “talenti” più o meno nascosti, disavventure sentimentali, gusti di gelato… due biscotti usciti dallo stesso stampino.

    Se il primo incontro è avvenuto nella città degli innamorati, la conoscenza reciproca è avvenuta camminando, e chiacchierando, e camminando ancora, chilometri e chilometri sotto il sole cocente sulla spiaggia di Alassio. E per le vie di Milano il primo giorno dei saldi di gennaio, o sotto la pioggia. Perché io e lei, quando usciamo insieme, facciamo i chilometri, no matter what. Dal Duomo a Montenapoleone al Castello a Sant’Ambrogio, per poi fare una breve pausa al parco della Vetra. Senza accorgercene o quasi, perché siamo troppo prese a raccontarci i fatti nostri, o perse in disquisizioni pseudo-filosofiche saltate fuori assolutamente a caso. Se qualcuno, magari un uomo, fosse incaricato di seguire il filo logico delle nostre conversazioni, diventerebbe matto dopo dieci minuti.

    Con Lei, non c’è argomento tabù: dalla legge 194, all’aborto, ad un ipotetico aldilà, alle perversioni sessuali, alle opinioni politiche. Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea che un certo discorso possa ferire la sua sensibilità, o irritarla. So che non sarà così. Perché tutta questa certezza? Perché la conosco, perché è Lei, perché siamo uguali.

    [E adesso, stronzetta, non venire a dirmi che qualcuno ti ha mai scritto nulla di più tenero!]

    Pur essendo entrambe etero convinte, abbiamo deciso che se le nostre avventure con gli uomini continueranno ad essere della stessa (a dir la verità, piuttosto scadente) qualità, ce ne andremo in Francia, ci sposeremo ed affitteremo un attico di 20 metri quadrati a Parigi, e addio mondo.

    Da quando sto a Milano abbiamo fatto anche qualche prova di convivenza, oltre alle merende del mercoledì pomeriggio. E ora ditemi, cosa c’è di meglio, quando tutto sembra andare male, di guardare un capolavoro di Spielberg con la tua migliore amica, mangiando del ramen (con il cucchiaio, perché le bacch...

    Read the whole post...

    Last Post by Vaal il 5 Jan. 2014
    .
  7. Sproloqui sotto l'albero: Val e le sette caratteristiche dell'uomo ideale
    ovvero: se passi il test, infiocchettati e fatti recapitare al mio indirizzo.

    7 Comments   175 Views
    .
    Buon Natale, buon Natale a tutti.

    Buon Natale anche a me, anche se quest’anno lo spirito natalizio è andato proprio a farsi benedire. Sarà colpa del mal di gola lancinante che mi ha rovinato le vacanze, o di questa pioggia che da un paio di giorni mi tiene in ostaggio. Non aiuta il fatto che i secondi parziali inizino l’8 gennaio, con stress, ansie ed annessi e connessi, più i sensi di colpa perché non ho ancora iniziato a fare gli esercizi di microeconomia, e nemmeno ho aperto matematica.
    Un mio compagno qualche giorno fa ha scritto: “Un tempo mi preoccupava che fra me e il Natale ci fossero i compiti per le feste. Adesso mi preoccupa che fra me e i ''compiti'' ci sia il Natale.”
    Preciso così.

    [Aggiungiamo pure al malumore degli esami un lavoro che ho accettato per quattro soldi per “mantenere i buoni rapporti”, ma che poi si è rivelato peggio della costruzione del Duomo. Mannaggia a me, mannaggia a me che non mi informo prima di sparare cifre a caso… un traduttore con le mie qualificazioni avrebbe chiesto più di mille euro, quando sarebbe già molto se riuscirò a tirarne su 200. Per un lavoro di un mese.
    Mi serva di lezione, sempresempresempre informarsi prima di prendere un qualsiasi impegno. E i “buoni rapporti” sono una lama a doppio taglio: “Ma si, tanto siamo amici…”. È quanto di più antieconomico esista.]


    Comunque sia. Il regalo più bello l’ho ricevuto per la sera della Vigilia, quando, dopo aver trovato su Instagram una foto di Lui con un sorriso fintissimo, abbracciato alla ragazza con cui si tira e molla da anni e per cui ha scaricato me, con tanto di hashtag #loveforever e cuoricini e loveofmylife messi a caso (quella povera ragazza finirà per trainare la slitta di Babbo Natale), le mie amiche non ci hanno pensato due volte e hanno iniziato una gara di insulto creativo. Certi erano così divertenti che non riuscivo a smettere di ridere, e hanno trasformato la mia notte di Natale da una valle di lacrime e di rancore a un mal di pancia per le risate.
    Le ho ringraziate ieri sera e le ringrazio anche qui, anche se ho l’impressione che non le ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che ultimamente stanno facendo per me. Come farei senza di voi, ragazze, dico sul serio! Siete il regalo più bello di tutti.

    Comunque, in un momento di beata nullafacenza natalizia, stufa di attrarre solamente persone emotivamente instabili, mi sono messa a stilare una lista con le caratteristiche base del mio uomo ideale.
    Ovvio, il top sarebbe un CEO di qualche multinazionale, o un broker d’alto livello, sorridente, gentile, fisicamente prestante, in completo Ermenegildo Zegna che guida un’Audi. Ma dato che (purtroppo) tali individui non si incontrano tutti i giorni alla fermata del tram, ho pensato di abbassare un po’ il...

    Read the whole post...

    Last Post by FinanziereOnorario2 il 27 Jan. 2014
    .
  8. Val e i non-ritorni di fiamma
    ovvero quando tutto ciò che desideravi... arriva al momento sbagliato. O forse al momento giusto

    Avatar
    Tags
    allarme
    Coldplay
    Lui
    ritorni
    uragano
    By Vaal il 13 Dec. 2013
    0 Comments   101 Views
    .
    È un periodo di ritorni: ritorni a casa, ritorni in famiglia, alla vecchia palestra, ai vecchi amici, alle vecchie abitudini. Sono tornata, dopo essere scappata niente di meno che a Barcellona per riuscire a riordinare le mie quattro idee confuse, con poco successo per di più. Ritornerò, ritornerò anche lì.
    Sono anche ritornata in una discoteca, per la prima volta da tempo immemore… ho riscoperto dopo anni cosa vuol dire far mattina, e andare a letto alle 5.30 mentre fuori dalla finestra si sente il rumore dei camioncini dell’AMSA. È stata una serata fantastica, con due amiche a dir poco fantastiche!

    Divagazioni a parte.

    Prima o poi tutti ritornano.
    Anche lui. Lui che un anno fa pregavi in ginocchio di tornare sui suoi passi e di darti un’altra possibilità. Lui, per cui hai pianto e pianto, giorno e notte, fino a consumarti gli occhi … finalmente è tornato e, in modo più o meno esplicito, forse sotto l’influsso di una prolungata astinenza sessuale, forse per un reale ritorno di fiamma, vorrebbe che ritornaste a vedervi.

    Che fare allora? Con il senno di un anno fa, mi sarei gettata tra le sue braccia senza dire né A né B. Avrei colto l’occasione, punto, a prescindere dal mio livello di disperazione sentimentale, sarei stata la persona più soddisfatta di questo mondo. E invece, nulla di nulla.

    Niente più magia, niente più feeling, niente di niente. Non trattenevo nemmeno il respiro quando lui si è avvicinato a due centimetri dal mio viso, con la chiara intenzione di darmi un bacio. Anzi, quella vicinanza mi dava quasi fastidio, era quasi repellente.
    Eppure, un anno fa avrei fatto carte false per una cosa del genere.

    È stato stranissimo. Era come se nel mio cervello si fosse azionata una specie di allarme antincendio, una spia lampeggiante, che mi ha riportato alla mente tutta la negatività della nostra relazione: tutte le sue risposte laconiche, la rabbia repressa, i silenzi imbarazzanti che si creavano tra di noi, i sabati pomeriggio chiusi in casa perché lui non voleva uscire, le nostre discussioni che in realtà avvenivano soltanto tra Val e l’Orgoglio di Val.

    Mi sono ritrovata poi, come di mio solito, a formulare pensieri inutili su circostanze che non accadranno mai. E mi sono chiesta se anche Lui, il mio corrispettivo sentimentale dell’uragano Katrina, tornerà mai da quel posto surreale, (ri)troverà il suo senso di autocritica e mi chiederà di riprovarci. Non desidero scuse, anche perché so che il suo smisurato orgoglio gli impedisce persino di formularne.
    [Una mia carissima amica tempo fa osservò, a proposito delle mie relazioni: “Se non sono mentalmente instabili, tu nemmeno li consideri.” Al momento, le avevo riso in faccia. Ora questa teoria mi convince sempre di più...]

    Al diavolo le scuse. Vorrei solo una possib...

    Read the whole post...

    Last Post by Vaal il 13 Dec. 2013
    .
  9. Val, gli uragani e i RSP
    ovvero: non pensare di sopravvivere ad un uragano, se già il primo spiffero ti mette in crisi

    Avatar
    Tags
    autostima
    fondamenta
    rapporti
    RSP
    By Vaal il 7 Nov. 2013
    0 Comments   29 Views
    .
    Prima o poi arriva per tutti.
    Quel momento in cui la metafora più adatta per la tua vita relazionale sembra essere la città di New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina. Case distrutte, comunicazioni interrotte, sfollati per le strade, macerie ovunque.
    “Cosa può essere andato storto?”, tutti pensano. Le fondamenta sembravano ben salde, gli edifici sembravano resistenti. Dopo le prime indagini, però, si scopre che quegli stessi edifici erano stati costruiti alla bell’e meglio, con materiali scadenti e poco resistenti.

    Preciso così.
    Dopo essere caduta per due volte in un anno dalle nuvole ed essermi ritrovata per due volte con il culo per terra, ho cominciato ad esaminare le fondamenta dei miei rapporti crollati, sicura di trovare solide fondamenta in cemento armato, un affetto sincero alla base, idee ed opinioni condivise, la pianta di in edificio ben costruito. E invece no.
    Per quanto tempo ho confuso il cemento con il calcestruzzo, il marmo con il calcare, il legno massello con il compensato! Sembravano resistenti e di ottima qualità, ma è bastato un nulla per frantumarli e mandarli in mille pezzi. Non è servito a niente nascondere le crepe con una mano di stucco. Un carico eccessivo, un periodo particolarmente umido, ed è crollato tutto. Per non parlare di un uragano.

    Ora basta, mi sono detta. Non posso pretendere di costruire qualcosa che possa resistere ad una tempesta simile, se i materiali che uso fanno schifo. La base per un qualsiasi rapporto sono le persone; prima di trovare un compagno adatto, avrei dovuto dedicare del tempo a me stessa.

    Mi volevo divertire, senza pensare a niente. Guadagnare in autostima, farmi un po’ desiderare. Per un certo periodo ha funzionato, è stato gratificante, anche al prezzo di essere relegata in un rapporto in secondo piano (nel mio personale vocabolario, RSP ).
    Divertente, appagante, poco impegnativo. Proprio quello che volevo. Un bel castello di sabbia.

    L’unica cosa che devi fare, mi ripetevo, è imparare a fregartene e convincerti che non te ne importa niente: rimani abbastanza vicino per goderti il divertimento, ma resta abbastanza lontano per non esserne coinvolta. È l’unico modo per essere invulnerabile ad un eventuale crollo.

    Ed è stato allora, al culmine del divertimento, che ho iniziato a sentire qualcosa scricchiolare. Il rumore era lo stesso dei crolli precedenti, solo più lieve.
    Non era il tetto, non erano i muri, non erano nemmeno le fondamenta. Infine, l’ho capito: è sempre stato il terreno sottostante a cedere per primo.

    Sono sempre stata io.
    L'uragano era solo un pretesto.
    Last Post by Vaal il 7 Nov. 2013
    .
  10. Val, la selvaticità e le aspettative disneyane
    ovvero manuale di sopravvivenza per romantiche deluse

    "Never love a wild thing, Mr. Bell,' Holly advised him. 'That was Doc's mistake. He was always lugging home wild things. A hawk with a hurt wing. One time it was a full-grown bobcat with a broken leg. But you can't give your heart to a wild thing: the more you do, the stronger they get. Until they're strong enough to run into the woods. Or fly into a tree. Then a taller tree. Then the sky. That's how you'll end up, Mr. Bell. If you let yourself love a wild thing. You'll end up looking at the sky.'"
    - Truman Capote, Breakfast at Tiffany's
    "Non amate mai una creatura selvatica, signor Bell," lo ammonì Holly. "È stato questo lo sbaglio di Doc. Si portava sempre a casa qualche bestiola selvatica. Un falco con un'ala spezzata. E una volta un gatto con una zampa rotta. Ma non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica; più le si vuole bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo."


    Lo so, sono ben conscia di amare una creatura selvatica.
    Lui è così. È come Balto nel cartone, mezzo cane e mezzo lupo, mezzo addomesticato e mezzo selvatico. Che è rimasto buono buono in mezzo agli uomini finché ha potuto a trainare la sua slitta, ma poi ha salvato la città dall’epidemia di difterite, ha dichiarato il suo amore a Jenna sconfiggendo il suo rivale and they lived happily ever after.

    Saranno anni che non vedo il film di Balto, e non mi ricordo più se Jenna fosse un Husky o una lupa, o metà e metà. Chissà se, qualunque siano state le sue origini, avrà avuto problemi riguardo al fatto che il suo compagno è selvatico per metà. L’avrà paccata il giorno del loro anniversario (?) per andarsene a ululare alla luna come fanno i lupi?

    E Pocahontas avrà mai deluso il bel Smith per andarsene a passeggiare a piedi nudi nel bosco e a parlare con gli animali, quando lui avrebbe voluto passare un po’ di tempo con lei e magari presentarla ai suoi amici?

    Perché, perché nei film della Disney non si parla mai di problemi di coppia? Perché non abbiamo mai visto Ariel litigare con il principe Eric urlandogli di abbassare l’asse del water, o Shang e Mulan darsele di santa ragione perché lui non è abbastanza dolce e romantico, o lei non vuole che la madre di lui venga a stare da loro?

    Sicuramente ci sarebbero state meno delusioni nelle coppie reali dovute ad aspettative irrealistiche (e tipicamente femminili) riguardo al...

    Read the whole post...

    Last Post by Vaal il 29 July 2013
    .
 
Marie was skinned by Niruh